martedì 11 marzo 2014

True Detective, Stagione 1 - Recensione


Si è conclusa domenica sera negli USA la prima stagione di True Detective, nuova serie HBO che ancora prima di cominciare già era diventata un cult. Cosa ha di particolare questa serie? Innanzitutto il fatto che tutti e 8 gli episodi della stessa stagione sono scritti e diretti sempre dalle stesse due persone, poi il fatto che ogni stagione parlerà di una storia differente, quindi ogni stagione è autoconclusiva, poi il fatto che i due protagonisti fossero Woody Harrelson e Mattew McConaughey.
Non che sia strutturato come fosse un film di 8 ore spezzettato, ma sicuramente era ovvio dall'inizio che non ci sarebbero state dispersioni o fill-in.

Trama in breve: Rust, McConaughey, e Cohle, Harrelson, sono due detective completamente differenti che nella Louisiana del 1995 che trovano ad affrontare un caso di omicidio molto particolare.

La serie si presenta innanzitutto con una delle opening migliori che abbia mai visto:
Vista? Piaciuta? A me fa impazzire quando le strade finiscono per sembrare i muscoli facciali.
A parte i gusti personali, magari a voi la sigla neanche piace, direi che comunque già dalla sigla si capisce che questa serie aspira ad essere più curata della media.
Fosse vero.
Nel primo episodio ci viene presentata la situazione inziale senza particolari fronzoli: l'omicidio di Dora Lange è scenico quanto serve per farci incuriosire e i due protagonisti vengono immediatamente caratterizzati, inizialmente è più Rust che ruba la scena e sembra il vero protagonista, Cohle è solamente il contraltare che serve a farci seguire quello che passa nella testa del primo.
La parte crime-investigativa in realtà è lasciata abbastanza sullo sfondo per il primo episodio e solo più avanti sembrerà attribuirsi un'importanza che in realtà non ha. Lo scopo della serie è descrivere il viaggio all'inferno dei due protagonisti.
Nei primi 7 episodi la trama avanza molto lentamente, le scene d'azione sono molto poche e i personaggi vengono ben dipinti. Il ritmo è lentissimo, ma non così lento da annoiare, anzi, è lo stesso meccanismo di alcune serie come il Trono di Spade, succede poco ma quel che succede ti spinge ad andare avanti.
La progressione dell'indagine, va detto, è più realistica del solito, con indagini lente, lettura fascicoli, non ci sono intuizioni geniali da parte dei protagonisti, non sono superdetective, non sono perfetti. Una delle cose migliori della serie è vedere come i due attori riescano a portare avanti l'evoluzione dei personaggi e a sostenere l'intera serie sulle loro spalle. Perché il problema principale è che a conti fatti la sostanza è ben poca, c'è una musica fantastica e un'ottima fotografia, ma quando tenti di afferrare il senso spesso si rimane a mani vuote. Seguiamo le vicissitudini dei personaggi nel corso dei vari anni, ma la progressione dell'indagine è quasi casuale, non c'è un filo conduttore, non c'è un giallo che possiamo seguire, anche il vero colpevole per quanto già comparso non è proprio semplice da capire in anticipo se non tramite intuizioni casuali.
Ad un certo punto l'indagine diventa la scusa per andare avanti e quindi diventa persino centrale, mandando avanti i personaggi in maniera un po' meccanica e anche forzata, con un settimo episodio che dovrebbe caricare prima del finale ed invece non fa che ammosciare la tensione.
A questo punto devo fare una specifica: durante la visione molti fan si sono messi ad ipotizzare tutta una serie di collegamenti che in realtà erano inside jokes, la serie non ha mai voluto fornire indizi che andassero oltre quelli che già aveva presentato ben più che chiaramente.
Dopo sette episodi altalenanti ma di buona qualità non posso esimermi dal parlare del finale.
Perché a posteriori quest'opera è totalmente caratterizzata dal finale, non è una di quelle serie che "belli alcuni episodi nonostante il finale", tutto puntava a quello, tutto puntava a come concludere la storia, il giallo, i personaggi. Avere una serie scritta e diretta sempre dalle stesse persone significa che tutti gli episodi puntano nella stessa direzione, che non ci sono autoconclusivi a sè stanti, che dall'inizio alla fine è tutto scritto in funzione di come deve concludersi.
L'ottava puntata inizia con uno degli indizi più tirati fuori dal nulla di tutti i tempi, per poi cominciare ad accelerare verso il finale.
Come si conclude?
Si conclude con un rip-off di un racconto di Lovecraft, anche se in realtà era già da prima che si notavano i richiami alle sue opere, che fino a 10 minuti dalla fine è un grandissimo episodio, tensione ai massimi livelli, un cattivo che fa veramente paura, un'ambientazione fantastica, un duello finale ben realizzato che fa rimanere incollati allo schermo fino alla fine. E poi... E poi c'è un punto preciso in cui dentro di me ho urlato "titoli di coda adesso" che è quello dove si vede il razzo segnalatore. Cos'altro c'era da dire? I personaggi erano conclusi, l'evoluzione c'era stata, e invece niente, 10 minuti a sottolineare tutto ciò che già sapevamo con un dialogo finale bello ma non esaltante e i due protagonisti che sembrano due vecchi.
Fortunatamente questa caduta di stile non distrugge il bellissimo finale, ma non fa che rimarcare uno dei difetti principali della serie: tutto deve essere evidenziato e rimarcato. Didascalici fino alla fine.

In conclusione è una bella serie, con due attori grandiosi e un impianto scenico ottimo, ma non è il capolavoro che si dice in giro certe volte, non è un evento e probabilmente finiremo tutti per scordarcela prima di quanto pensiamo.

Visto che la seconda stagione non avrà gli stessi attori mi preoccupa un po' cosa possa venirne fuori.

EDIT: Mi segnalano che il discorso finale è ispirato a Top Ten di Alan Moore e io non l'ho colto, vale dire che Top Ten l'ho letto 10 anni fa in italiano e questo visto adessoin inglese? Per info: http://www.vulture.com/2014/03/true-detective-finale-comics-alan-moore-homage.html ci sono anche un paio di link ad altri articoli riguardanti citazioni fumettistiche nell'opera.

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