lunedì 7 aprile 2014

Chef Rubio, Food Fighter - Recensione


Lo so cosa state pensando voi "I fumetti coi personaggi famosi sono sempre schifezze, che c'entra un cuoco con un fumetto, questo tipo di contaminazioni fanno male al fumetto" e cose del genere. E vi capisco, anche io a queste operazioni concedo sempre poca fiducia, principalmente non per un pregiudizio, ma perché di solito contando sulla notorietà del protagonista si punta ad usare un team artistico di seconda fascia in maniera tale da contenere le spese, magari bilanciando i soldi usati pr marchio/logo/volto etc... Proprio per questo motivo all'annuncio del team di questo albo mi sono invece interessato a questo volume unico: lo scrittore Diego Cajelli è un professionista affermato nel campo della sceneggiatura, è un appassionato di cucina, è uno dei miei blogger preferiti e nell'ultimo anno mi sta piacendo da impazzire il suo Long Wei. La disegnatrice, Enza Fontana, non la conoscevo, quindi ne riparlerò più avanti.
Unti e Bisunti, il programma condotto da Chef Rubio, l'ho seguito qualche volta, era divertente ma, vuoi per orari vuoi per voglia, più di 3-4 puntate non penso di averne viste. Ma sicuramente il protagonista era uno dei punti di forza del programma.
Come trasportare un personaggio famoso perché sa cucinare fritti in un contesto di spionaggio industriale? Cajelli risolve mettendo in scena una storia di spionaggio industriale che coinvolge una multinazionale che gestisce una catena di fast food. Poteva essere l'apoteosi del clichè, e invece il tutto è piazzato con maestria.
Innanzitutto il protagonista è ottimo, è un po' spaccone, ma simpatico, è un cuoco, non diventa un superuomo per essere protagonista, anzi, è nel suo essere un uomo qualunque, ma non un anti-eroe, che riesce a risolvere la situazione grazie ad ingegno e che nelle scene d'azione tutto quello che compie è credibilissimo grazie al suo passato da rugbysta, aggiungiamo un passato evocato e non raccontato ed ecco la ricetta perfetta.
Non voglio rovinarvi la trama perché è come ho già detto una storia di spionaggio industriale, e già gustarsi l'inizio, senza sapere assolutamente niente, è particolare, per vedere come un personaggio che potrebbe essere quello della porta accanto si ritrova in una situazione forse un po' esagerata ma comunque credibile. Perché questo è quello che per me è stato uno dei punti fondamentali per farmi piacere l'albo: l'equilibrio tra tutti gli elementi è perfetto. Nell'ottica dell'autore, si, le multinazionali sono delle merde, ma non è che i grandi chef siano la risposta, è la cucina di strada che sembra essere la "salvezza". I comprimari infatti sono un gruppo di punk che posseggono un ristorante solidale, un anti-establishment con tutti i crismi, e che aiuteranno il nostro protagonista in varie situazioni, compreso il finale. Quasi un centro sociale in piccolo, che si oppone al grande che ingloba tutte le piccole realtà. E qui attenzione, perché di nuovo si rischiava di cadere sullo stereotipato, e invece anche qui l'abilità sta nel far si che quelli che si fregino del "prodotti naturali" e simili siano, beh, siano i cattivi. Sto diventando troppo spoileroso, ma ecco, la lettura politica dell'albo è a conti fatti migliori di 3/4 delle analisi che leggo in giro riguardo la cucina, a partire dal fatto che delle 4 ricette presenti nell'albo solo una sia italiana, sono anche disposte dalla più lontana alla più vicina geograficamente se volete saperlo, e che la morale sia che il cibo è buono se ci metti l'impegno nel cucinarlo, qualunque cibo esso sia. Da un punto di vista della sceneggiatura, del ritmo, della storia, c'è un impegno e una qualità non indifferente, che poi magari Cajelli l'ha scritto mentre era sul cesso e pensava alle capesante, ma quello che arriva a me lettore è un albo di vera qualità.
Tutto questo però sarebbe arrivato solo in minima parte con un comparto grafico non all'altezza, e invece i disegni sono fantastici. Non solo sono realistici ed espressivi, ma raccontano la storia con tutti i dettagli necessari, con un tratto che ruba e che ha influenze da tutto il mondo, dentro c'ho rivisto enoch, pichelli e deodato tanto per citare i primi che mi vengono in mente, ma che allo stesso tempo riesce a farlo proprio e a rendere il tutto amalgamato alla perfezione. L'unico limite, a voler essere pignoli, è la poca dinamicità in alcune scene, che però viene resa da una diminuzione dei dettagli dei personaggi, come fosse difficili vederli in movimento. Come ho detto non conoscevo la disegnatrice, ma adesso sono curioso di recuperare le sue altre opere.
Insomma, nulla di imprescindibile, ma un ottimo fumetto che vi farà passare del tempo, che vi ricorderete con piacere e che vi farà venire tanta tanta fame.

E poi costa 6 euro, non fate gli spilorci.

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